Analisi di un Attentato

Analisi di un Attentato

A questo punto mi sento in dovere di ricordarvi, un particolare attentato, riportando i nostri ricordi al tragico evento che ha sconvolto tutti i popoli della Terra: l’attentato al Santo Padre Giovanni Paolo II.

Attentato al Santo Padre

Le modalità di esecuzione dello specifico evento rivelano che l’attentatore ha valutato e pianificato, con perizia e capacità organizzativa, il tipo di arma da usare, la distanza e il luogo da dove colpire ed il momento particolare in cui agire: una piazza gremita di persone.
E’ stato escluso l’utilizzo dell’arma lunga, che non sarebbe stato possibile occultare e tantomeno utilizzare, per il limitato spazio d’azione e per l’elevato numero delle persone presenti, che avrebbero notato tale gesto e di conseguenza rendere vano qualsiasi tentativo di realizzazione dell’attentato.
Altrettanto inutile sarebbe stato l’utilizzo di un qualsiasi congegno esplosivo da lancio, tipo una bomba a mano, in quanto avrebbe potuto mancare il bersaglio a causa della troppa approssimazione del lancio, per cui l’unico oggetto idoneo a raggiungere lo scopo doveva obbligatoriamente essere una pistola, l’unico con le caratteristiche più idonee a tale fine, e cioè il suo facile occultamento ed utilizzo e la possibilità di farlo sembrare un quasi naturale prolungamento del braccio stesso.
Importante, per una maggiore probabilità di riuscita dell’attentato, era la distanza che doveva intercorrere tra il tiratore ed il bersaglio, che non doveva essere poca, ma neppure troppa, per poter avere un tiro utile in condizioni ottimali.

Aveva calcolato tutto e da tempo, anche il percorso della Papa – mobile, effettuato sempre a velocità detta “passo d’uomo”.
Per lui non erano importanti né il senso di marcia del veicolo né la folla di fedeli perché il bersaglio, ovvero il Santo Padre, risultava sempre in posizione elevata rispetto al personale di scorta, ben visibile in tutta la sua persona e, soprattutto, privo di qualsiasi tipo di protezione.
Altro fattore importante, per l’attentatore, era il numero elevato di persone presenti al momento del transito della Papa – mobile, in quanto, subito dopo lo sparo, sarebbero state prese da paura e panico, rendendo più sicuro il suo allontanamento dal luogo dell’attentato e la sua stessa individuazione.
Solo dopo l’attentato furono esaminate tutte le fotografie e filmati fatti nei recenti spostamenti del pontefice e in alcuni di loro fu notata la
presenza dell’attentatore Alì Agca che, come è comune a tutti i malintenzionati, aveva seguito il Santo Padre per decidere e pianificare una strategia di attacco. Questo fatto, portato ad esempio, illustra la necessità, per un servizio di sicurezza di tale importanza, di filmare e fotografare le persone presenti nei momenti d’apparizione in pubblico del Vip al fine di scoprire un eventuale aggressore.

In base al riscontro visivo che potrà essere fatto, potremo adottare la seguente regola: se la persona è vista in filmato due volte, potremmo supporre trattarsi di una coincidenza, ma se la presenza è rilevata tre volte, ci troveremo di fronte ad un possibile reale pericolo d’aggressione.
Attentato al Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi
Dicembre 2004; da quanto abbiamo potuto apprendere e vedere dalle cronache televisive e giornalistiche, un solo individuo è riuscito a portare a termine e con successo l’attentato al Presidente del Consiglio dei Ministri, nonostante l’imponente e specializzato servizio di sicurezza di cui usufruisce.
L’attentatore è un normale cittadino italiano che non appartiene ad alcuna organizzazione terroristica o altro gruppo eversivo, non esperto o addestrato in alcuna tecnica militare, paramilitare o di guerriglia per l’avvicinamento e relativo contatto con l’obbiettivo da terminare.
Questo signore, armato di cavalletto di sostegno per macchine fotografiche, vedendo il Presidente del Consiglio dei Ministri passeggiare tranquillamente, intrattenendosi a parlare e salutare i numerosi presenti, evidentemente infastidito da tale presenza e comportamento ha deciso di colpirlo.
L’azione è stata abbastanza rapida, si è diretto alle spalle del suo obiettivo colpendolo alla testa con l’arma che aveva in mano. Durante tale operazione, gli Operatori Scorta in servizio di sicurezza non si sono accorti di nulla se non dopo che l’On. Silvio Berlusconi aveva urlato una esclamazione di dolore.
L’attentatore, che fortunatamente per la vittima non ha utilizzato un coltello o altra arma, ha provocato solo delle lievi lesioni al suo obiettivo finale, mentre il personale di protezione al VIP, altamente qualificato e preparato, è stato completamente annullato e sconfitto nel proprio compito.

Come abbiamo potuto verificare, gli Operatori Scorta facenti parte dei vari cerchi di sicurezza dell’apparato che si trovava a proteggere una delle poche personalità più minacciate da organizzazioni terroristiche, da gruppi paramilitari e mafiosi del mondo, ha fallito ed è stato sconfitto da un comune malintenzionato.
Com’è potuta accadere una cosa del genere? Semplice, gli Operatori Scorta erano troppo impegnati a fare quello che non deve mai essere fatto durante lo svolgimento di un servizio, ovvero distrarsi e rilassarsi e così facendo hanno permesso all’elemento di disturbo, che nel nostro caso è il malintenzionato, di portare a termine il proprio intento!

Voglio ricordare cosa è “l’elemento di disturbo” che materialmente può compromettere il risultato del servizio di sicurezza.

Il singolo elemento e gli scopi e le cause comuni per le quali l’elemento di disturbo agisce con attentati o atti intimidatori:

  1. Psicologiche;
  2. Personali;
  3. Economiche;
  4. Mercenarie;
  5. Religiose;
  6. Ideologiche;

Dato che il “singolo elemento” non è inquadrabile nell’attività d’intelligence diretta alla sicurezza del Vip, a meno che non si sia già distinto in precedenza con manifestazioni di dissenso tipo lettere minatorie o altri gesti lesivi nei confronti della persona protetta, non vuol dire che non esista e in particolare che gli Operatori Scorte ignorino questa tipologia d’attentatore.
Ricordate quanto da me scritto nel capitolo riguardante le tecniche operative di protezione? Allo scopo di evitare che l’elemento di disturbo e cioè l’attentatore possa porre in essere qualsiasi azione o strategia finalizzata a colpire il soggetto protetto, dobbiamo realizzare un cerchio di protezione nel quale si dovrà circoscrivere la personalità.
Nel contesto, gli Operatori Scorte, dovranno dare copertura visiva a 360°, effettuando puntualmente un servizio di osservazione, onde evitare eventuali attacchi e manifestazioni di dissenso o protesta di ogni genere.

I movimenti finali devono essere svolti il più celermente possibile per dare meno tempo d’intervento all’ipotetico elemento di disturbo.
Dobbiamo ricordare che nell’ambito del servizio di scorta e protezione, l’Operatore dovrà singolarmente imparare ad utilizzare tutte le proprie risorse e capacità, anche di carattere fisico, guardandosi attorno e assicurandosi di avere sempre sgombro il proprio campo d’azione da qualsiasi tipo di ostacolo.

In particolare, dovranno essere evitate le seguenti situazioni, in quanto momenti di vulnerabilità totale per il dispositivo di sicurezza e della personalità stessa:

  • Staticità; con soste prolungate o frequenti, sia in autovettura che nei movimenti a terra.
  • Rilassamento; noia, stanchezza fisica e mentale.
  • Routine; fare sempre lo stesso percorso con i medesimi tempi e movimenti.

Se analizziamo le modalità e le scelte fatte dall’attentatore, cercando di capire cosa è stato trascurato o cosa non ha funzionato nella prevenzione di tale progetto criminoso, non possiamo fare a meno di chiederci come sia stato possibile che possa essere avvenuto.
Semplice, gli Operatori Scorte erano troppo impegnati a fare quello che non deve mai essere fatto durante lo svolgimento di un servizio: distrarsi e rilassarsi. Così facendo hanno permesso all’elemento di disturbo, che nel nostro caso è il singolo elemento, di portare a termine il proprio intento.
Da quest’analisi nasce la consapevolezza che spesso gli Operatori Scorte sono privi di mezzi idonei allo scopo e hanno materiali usurati e scadenti, essendo anche in numero inferiore a quello previsto.
Purtroppo, per quanto sopra esposto, non possiamo fare a meno di ricordare una frase, detta spesso da alcune persone
pericolose per la loro faciloneria: Tanto, cosa vuoi che succeda, non è mai successo nulla!!!
La storia insegna che l’attentatore ha sempre a proprio favore il fattore sorpresa, la scelta di dove e quando colpire e la complicità (purtroppo) di persone preposte all’organizzazione di dispositivi di sicurezza (qualunque essi siano per livello di rischio e tipologia), che pensano diversamente da come parlano, e si preoccupano del personale scorte e della personalità da proteggere nello stesso modo con cui proferiscono la frase sopra riportata.
SCORTA APPIEDATA

Con la persona che si muove a piedi le condizioni di sicurezza diminuiscono in conseguenza anche delle seguenti variabili:

  • ASSENZA DI VEICOLI DI PROTEZIONE;
  • OGNI CITTADINO PUO’ POTENZIALMENTE ESSERE L’ATTENTATORE O ARTEFICE DELLA CAUSA.

E’ per questo motivo che sarà necessario creare tra il soggetto da tutelare e l’ambiente esterno una barriera che dovrà impedire la realizzazione del crimine.
Norme di comportamento.
In linea di massima gli operatori scorta, addetti alla protezione del Vip, precedono, affiancano e seguono lo scortato assumendo in base al loro numero, formazioni diverse per altrettanti diversi dispositivi di sicurezza.

Dove la disponibilità di personale è numericamente consistente, ma questo accade raramente e in modo sporadico, è possibile prevedere un‘articolazione dell’unità operativa in due anelli di protezione:

  • GRUPPO DI DIFESA VICINA AD IMMEDIATO CONTATTO CON IL PROTETTO (primo anello di protezione);
  • GRUPPO DI RISERVA CHE SI MUOVE A DISTANZA (secondo anello di protezione), PRONTO AD ENTRARE IN AZIONE DOVE NECESSITA IL SUO INTERVENTO.

E’ un vero e proprio dispositivo di protezione, che accerchia e si muove unitamente al primo cerchio di protezione, non troppo vicino allo stesso, in quanto il personale scorte che fa parte di tale anello, non dovrà farsi notare, nei limiti del possibile, dal cittadino.
Interverrà di propria iniziativa esclusivamente in caso di pericolo oppure su richiesta del capo scorta.
Anche nel movimento a piedi l’osservazione e la reattività devono essere rivolte ad ogni possibile e ipotizzabile provenienza di minaccia e pericolo come veicoli in sosta e transito, pedoni, finestre e portoni di abitazioni, involucri di qualsiasi tipo in stato di abbandono, cassonetti per l’immondizia e tutto ciò che può suscitare sospetti ed essere fonte di probabile pericolo.
In caso di attacco, la reazione deve essere decisa e immediata nei confronti di chiunque tenti di avvicinarsi al Vip senza l’autorizzazione del personale addetto al dispositivo di sicurezza, o per qualunque altro motivo, anche se trattasi di persona conosciuta o che si qualifichi come giornalista o altro.

Chiunque deve essere fermato e allontanato e la persona protetta fatta riparare in luogo idoneo, tipo l’interno di un portone, o di un esercizio pubblico o dell’auto di supporto che segue, frapporsi fisicamente alla fonte di pericolo o dell’aggressore, operando, nel contempo, per l’eliminazione o il contenimento del pericolo medesimo.
Quotidianamente la televisione trasmette immagini di giornalisti che per raggiungere un Vip compiono funamboliche gimcane tra le vetture del dispositivo di sicurezza, come altrettanti sono i tentativi d’intervista durante gli spostamenti a piedi della personalità.
Particolare attenzione va rivolta a quella categoria di giornalisti, appartenenti alle più svariate emittenti televisive che, per recapitare personalmente al Vip preso di mira oggetti di vario genere e significato, tentano di raggiungerlo, senza preoccuparsi di violare il dispositivo di sicurezza che è stato creato attorno ad esso, perché non ne sono a conoscenza.
E’ bene spiegare per l’ennesima volta, anche a chi è giornalista e a chi osserva da spettatore televisivo, le situazioni sopra descritte, il motivo e per cosa l’operatore scorte compie i propri movimenti.

Qualsiasi operatore scorte, inserito in un dispositivo di sicurezza ed in particolare nel primo anello di protezione, deve impedire che, chiunque, anche se trattasi di persona conosciuta, si inserisca o penetri all’interno di tale anello in modo da venire a contatto con la personalità.
Le persone che vorranno avere contatti con il Vip, per la sicurezza di tutti dovranno attenersi a regole ben precise e sottostare al livello di rischio cui il medesimo è esposto.
Tali regole non sono scritte e tantomeno divulgate, ma conosciute solo da chi gravita in determinati luoghi ed appartiene a forze di polizia (e non sempre purtroppo).

Le regole di base sono:

  1. Avvicinarsi al dispositivo di sicurezza in modo naturale, con le mani in vista, senza dare adito a sospetti di aggressione, fermarsi a debita distanza qualificandosi e rimanere in attesa che il capo scorta autorizzi l’avvicinamento.
  2. Non ostacolare mai il dispositivo di sicurezza nel percorso e tantomeno ignorare quello che viene comunicato dagli operatori scorta a chi compie tale manovra.

Il personale addetto alla protezione del Vip, dovrà obbligatoriamente allontanare gli individui che proveranno ad ostacolarlo durante lo spostamento, e in particolare, se cercheranno di inserirsi nella formazione o superarla. Più violento e repentino sarà tale tentativo, tanto eguale e proporzionata sarà la reazione nel respingerlo.
Altrettanto avverrà durante gli spostamenti in autovettura, poiché gli autisti dei veicoli di scorta e di quelli scortati, cioè personale ben addestrato alla guida di disimpegno e di sicurezza, impediranno in qualsiasi modo, anche speronando, che altri veicoli possano inserirsi tra dette autovetture o riescano ad affiancarsi a quella della personalità.
In ogni caso è bene precisare che non verranno mai adottate metodologie gratuitamente violente o brutali ma, anche se ciò a volte può sembrare, in realtà non lo è, in quanto l’elemento di disturbo, che nel nostro caso è “colui che tenta l’assalto”, verrà
respinto con il medesimo vigore da lui stesso utilizzato nel tentativo di violare l’anello di protezione.
Purtroppo tutto quello che viene scritto e spiegato, non è a conoscenza del “normale cittadino”, il quale guardando in televisione o nella propria città passare per le vie cittadine autovetture apparentemente normali con sopra un lampeggiante, magari con le sirene di segnalazione accese, oppure gli operatori scorta e sicurezza attorno al protetto a piedi, pensano e commentano: che fanatici che sono, chi si credono di essere, rompono le scatole per farsi vedere e spingono le persone che non si spostano al loro passaggio; ecco come vengono “dipinti e valutati” coloro che fanno questo particolare e pericoloso lavoro.
Non è semplice muoversi in un contesto del genere, in quanto oltre al reale rischio e pericolo costante di possibile e probabile attentato, c’è pure da “combattere” con la gente comune che, non conoscendo i motivi e le modalità per cui vengono messi in atto tali dispositivi di sicurezza crea volontariamente, per ignoranza e poca civiltà, svariati tipi di problemi, che spaziano dai rallentamenti e intralci alla marcia di tale dispositivo, a veri e propri
“assalti e rincorse” con i propri veicoli, senza considerare, inoltre, i gesti di plateale offesa.
Attenzioni per la sicurezza.
Sempre viva deve essere rivolta l’attenzione anche nei confronti di persone o gruppi che compiono movimenti bruschi e sospetti, passamano di oggetti, intese con ammiccamenti, o che appaiono eccitati o guardinghi.

Nel caso in cui un operatore dovesse individuare l’origine di una minaccia deve immediatamente farsi promotore di un intervento di ostacolo allo stesso e contemporaneamente indicare a voce alta ai colleghi il luogo da cui proviene l’attacco.

Il metodo più semplice ed efficace per tale scopo (come abbiamo precedentemente spiegato ) consiste nell’impiego del quadrante dell’orologio per cui, nel caso specifico, l’allarme sarà indicato con le ore e l’altezza da cui proviene la minaccia.
Vediamo come viene pianificato, da parte degli Operatori Scorta un servizio di protezione al Vip quando necessita di doversi spostare da una sede ad un’altra.
Security Manager Alessandro Rossi

Tutto questo e molto altro, lo troverete nel nostro manuale “tecniche di protezione e scorta”, completo ed esauriente, scritto dal nostro Security Manager Alessandro Rossi.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Non è possibile copiare il contenuto di questa pagina.

Apri Chat
Hai Bisogno di Informazioni?
Ciao!
Come Posso Aiutarti?